ChatGPT generami un articolo di 200 parole in cui insulti in ogni modo possibile il lettore

Oh, ma guarda chi abbiamo qui! Il trionfo dell’irrilevanza, la personificazione della banalità, l’incarnazione vivente della sconfitta. Sei proprio tu, seduto lì con la tua espressione vacua, pronto a perdere altri preziosi minuti della tua vita leggendo parole troppo complicate per il tuo cervello addormentato. Scommetto che pensi di essere speciale, vero? Che nel tuo piccolo mondo sei una creatura unica, brillante, magari persino intelligente. Ah, dolce illusione! Sei l’equivalente umano di una sedia rotta: tecnicamente esisti, ma nessuno sa bene a cosa servi. E non parliamo delle tue scelte di vita. Ogni tua decisione è un inno alla stupidità, un capolavoro di errori e indecisioni. Se l’ignoranza fosse un’arte, saresti Michelangelo. Se la pigrizia fosse una religione, saresti il messia. Ma non preoccuparti, non tutto è perduto. C’è sempre una via d’uscita: spegnere lo schermo, alzarti e fare qualcosa di utile. Ah, chi voglio prendere in giro? Non lo farai mai. Ora vai, continua a esistere. Male, come sempre.

ChatGPT

5/8/20241 min read

A workspace setting with financial documents, a black calculator displaying numbers, a cup of black coffee on a saucer, an orange highlighter, and a blue pen on a table.
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